Su una veranda, l'uomo medio dimora spalle alla casa, seduto, e per lo più seduto su una sedia provvista di apposito meccanismo atto a farla dondolare. Talvolta, componendo il quadro nella sua più accecante esattezza, l'uomo tiene in grembo un fucile carico. Sempre guarda davanti a sè.
...In definitiva quell'uomo e quel porch, insieme, costituiscono un'icona laica, eppure sacra, in cui si celebra il diritto dell'umano possesso di un luogo suo proprio, sottratto all'indistinto essere del semplice esistente. Di più: quell'icona celebra la pretesa dell'umano a essere in grado di difendere quel luogo, con le armi di una metodica viltà (il basculare della sedia a dondolo) o di un attrezzato coraggio (il fucile carico). Tutta la condizione umana è riassunta in quell'immagine. Giacchè esattamente quella appare la dislocazione destinale dell'uomo: essere di fronte al mondo con alle spalle se stessi
...Lui pensava davvero, che gli uomini stanno sulla veranda della propria vita (esuli quindi da se stessi) e che questo è l'unico modo possibile, per loro, di difendere la propria vita dal mondo, giacchè se solo si azzardassero a rientrare in casa (e ad essere se stessi quindi) immediatamente quella casa regredirebbe a fragile rifugio nel mare del nulla, destinata ad essere spazzata via dall'ondata dell'Aperto, e il rifugio si tramuterebbe in trappola mortale, ragione per cui la gente si affretta a riuscire sulla veranda (e dunque da se stessa), riprendendo posizione là dove solo le è dato di arrestare l'invasione del mondo, salvando quanto meno l'idea di una propria casa, pur nella rassegnazione di sapere quella casa inabitabile.
(City di alessandro baricco)
venerdì 29 giugno 2007
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